Fermata Lambrate: gli splendidi “mostri” di Real Bodies

Lunedì, 15 Maggio 2017

A Lambrate sono arrivati i mostri. E non nel senso canonico del termine ma con l’accezione latina: monstrum, che deriva da monere, significa “portento” nella lingua dei nostri avi. Ed è proprio questo che sono i corpi di Real Bodies, in mostra a Lambrate, via Ventura 15fino al 19 marzo 2017. Dei veri e propri portenti.

Tante le polemiche sollevate ma anche tante, tantissime le persone coinvolte, emozionate e anche un po’ cambiate dall’impatto di questa mostra. A raccontare il rapporto tra esibizione e quartiere Mauro Rigoni, manager di Real Bodies.

Cominciamo dal principio: da dove nasce l’idea di mettere dei corpi umani in mostra?
L’idea nasce negli Stati Uniti. Lì ci sono dei centri di plastinazione (la tecnica usata per trattare i corpi in mostra), delle vere e proprie farm, in cui vengono accolti i corpi spontaneamente donati alla scienza. La tecnica esiste da 25 anni e la mostra gira il mondo da 15. Le prime esposizioni sono partite proprio in America, poi hanno cominciato a viaggiare. Naturalmente all’inizio ci sono state delle proteste ma poi la gente è riuscita a capire che non si tratta di cadaveri in mostra e basta. Real Bodies offre un’occasione per vedere le stesse cose che può vedere un chirurgo a chi invece, normalmente, non potrebbe. A seguito delle proteste che si sono sollevate ho riflettuto su questo: magari alcuni di questi corpi, in vita, appartenevano a persone indigenti di cui nessuno in quel momento si curava. Mi pare uno spunto interessante su cui interrogarsi. 

Dopo aver girato il mondo, perché scegliere Lambrate per una mostra come Real Bodies e non una zona più centrale? 
Inizialmente era difficile trovare una location disponibile a Milano per una mostra così grande e con un tempo di permanenza così a lungo. Poi quando è stato fatto il nome di Lambrate siamo stati molto contenti. È un quartiere con tantissime qualità e possibilità: dall’essere una zona emergente e ricca di spazi, agli ottimi collegamenti con i vari quartieri di Milano e con l’esterno. Inoltre, grazie alle innumerevoli iniziative che stanno man mano prendendo piede, Lambrate sta letteralmente sbocciando. È un luogo che ha sicuramente avuto un impatto su di noi, sulla nostra mostra… e crediamo di averlo avuto anche noi su questo territorio!

Real Bodies è sicuramente una mostra unica nel suo genere: avete avuto difficoltà nel trovare una struttura disponibile a ospitarvi?
Assolutamente no. Non siamo mai stati disturbati o invitati ad andare via, né abbiamo ricevuto alcun tipo di ostruzionismo. Abbiamo avuto da subito una risposta estremamente positiva e il seguito è aumentato vertiginosamente. Certo, come già detto, le polemiche ci sono state. Anche e soprattutto quando ci sono state le esibizioni dal vivo di “sospensione”, nella sezione dedicata alla pelle. Si tratta di una tecnica molto singolare, in base alla quale dei professionisti del settore vengono sospesi, per l’appunto, con dei cavi; a un’estremità ci sono degli aghi che vengono attaccati alla pelle di queste persone e poi appesi al soffitto. Si trattava di volontari che si mettevano alla prova con una tecnica millenaria. Il messaggio sotteso era quello di mostrare la forza della pelle, l’organo più esteso di tutto il corpo umano. La risposta da parte dei visitatori della mostra è stata ottima. Avevamo anche cominciato a organizzare la possibilità di un Guinness dei primati live ma poi non è stato più possibile a causa di problemi logistici. Siamo riusciti però a organizzarlo a Roma, prossima tappa della mostra, che poi sbarcherà a Venezia in un palazzo di cinque piani a San Marco, dove sarà permanente e due volte più grande. E anche molto più ricca!

Avete dovuto disporre un’infermeria all’interno della mostra perché diverse persone si sono sentite male. Sindrome di Stendhal o suggestione?
In realtà a livello mediatico si è un po’ esagerato. Certo, ci sono stati casi di gente che si è sentita male, soprattutto fra i ragazzi tra i 20 e i 30 anni, contrariamente a quello che si potrebbe immaginare. A livello psicologico, infatti, è quella la fascia d’età in cui si comincia a prendere coscienza della morte. Ci si immedesima più facilmente e, di conseguenza, la suggestione diventa molto più facile. Ma non abbiamo mai avuto un eccesso di persone che si sono sentite male. Ci sono anche tantissimi bambini che vengono a vederla e vanno via entusiasti e incuriositi dalla mostra.

Ti è mai capitato di trovarti all’interno della mostra da solo, magari dopo l’orario di chiusura? Che effetto fa essere l’unico essere vivente in mezzo a dei cadaveri?
È un effetto bellissimo. Spolvero personalmente i corpi, anche se non posso toccarli direttamente perché una volta al mese viene un medico che li “cura”. Non ho mai risentito di alcun effetto collaterale, anzi! Quando sono solo con i corpi ci parlo e li tratto come dei veri e propri confidenti. Il momento più bello è quando sono dentro con loro e c’è silenzio, dopo l’orario di chiusura. È una vera pace dei sensi.

Molte persone hanno trovato la parte dedicata alla gravidanza molto toccante. Qual è il tuo personalissimo “momento zero” all’interno della mostra, se ce n’è uno?
Non c’è una sezione in particolare che mi ha toccato più delle altre, che mi impressioni o mi piaccia di più o di meno. Ogni cosa che vedo per me è bella: ho la possibilità di vedere e approfondire ogni dettaglio del corpo umano ed è tutto reale! È un’opportunità incredibile, che mi ha fatto appassionare tantissimo.

Che effetto fa sapere che, a differenza di molte serie TV dedicate alla medicina, i corpi in mostra a Real Bodies sono corpi veri?
Sicuramente è incredibile rendersi conto di come il corpo umano sia diverso, nella realtà, da come viene rappresentato in TV. Di sicuro un polmone visto in Grey’s Anatomy è molto diverso da uno visto a Real Bodies: con la plastinazione il corpo si sbianca completamente, per via dell’acetone che serve per trattare i corpi. Per questo motivo, i colori originali vengono un po’ alterati però la conformazione rimane intatta. È un po’ come paragonare una mela lucida e perfetta con una un po’ ammaccata e meno “splendente”: la prima sarà sicuramente più bella da vedere ma sarà meno vera della seconda!

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